Ezio Menzione G8 di Genova: una gragnuola di anni di carcere per alcuni dimostranti
Un commento dell'avvocato Ezio Menzione sulla recente sentenza contro 24 manifestanti .
Sentenza di appello della Corte d'Appello di Genova contro 24 dimostranti che nei giorni del G8 genovese erano scesi in piazza contro gli 8 capi di stato. 24 supposti black block, secondo l'accusa che per tutti loro ha sempre sostenuto che sarebbero stati colpevoli di devastazione e saccheggio, reato punito con la pena da 8 a 15 anni.
Per 10 di loro, già riconosciuti colpevoli in primo grado, le pene sono state addirittura aumentate (per 3 fra questi l'aumento è stato di 2, 3 e anche 5 anni, arrivando così al massimo di 15; per gli altri vi è stato un "ritocco" di qualche mese verso l'alto). Per 11 imputati, che avevano riportato pene miti, ma per i quali l'accusa aveva interposto appello, si è dichiarata la prescrizione (che una volta tanto non serve solo ai poliziotti aguzzini di Bolzaneto o ai massacratori della Diaz); 2 sono stati assolti; per uno è stato annullato l'intero giudizio. Fortunatamente ha resistito il punto più importante e positivo della prima sentenza: il comportamento dei dimostranti in via Tolemaide, anche se fu violento, fu giustificato dalle cariche dei carabinieri, del tutto illegittime e ingiustificate. A fronte di questo unico dato positivo, sta la gragnuola di anni per un reato che, nella sua materialità, è reato contro le cose, non contro le persone e che per ciò stesso dovrebbe essere riguardato (ed in effetti è considerato dal sentire comune) meno grave dei reati contro la persona (stupro, omicidio ecc.). Invece qui si è andati giù con una durezza "esemplare": pene da omicidio volontario. Tralasciamo qui di rilevare quanto già scriveva Beccaria nel ‘700: comminare pene così severe da andare vicino a quelle per i reati più gravi induce fatalmente a commettere questi ultimi: se devo rischiare così alto, tanto vale! L'esito di questo appello colpisce soprattutto perché giunge ad una settimana di distanza dall'assoluzione dell'allora Capo della Polizia De Gennaro: istituzionalmente il massimo responsabile per ciò che accadde a Genova in quei giorni. E che a Genova l'ordine pubblico non lo si seppe (o non lo si volle) tenere ed i responsabili di esso portino grosse colpe non siamo noi a dirlo, bensì la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che proprio in questi termini si è espressa in una sentenza del luglio scorso. Ma De Gennaro non solo non fu indagato né ha mai pagato per queste gravi responsabilità, ma è stato assolto anche dall'accusa, provata quanto meno su una base logica, di avere indotto alcuni testimoni eccellenti a dire il falso davanti ai magistrati per attenuare le responsabilità della polizia. Di ciò, infatti, questi si erano vantati in telefonate casualmente intercettate. Due pesi e due misure, si usa dire in questi casi. Durissimi coi dimostranti; miti, comprensivi, indulgenti e garantisti con le forze dell'ordine, qualunque crimine, anche gravissimo, esse compiano. E' vero, è proprio così, è quasi sempre così. Ma qui vi è di più. Vi è il tentativo di riscrivere nelle aule di giustizia la storia di quelle giornate addossando ai manifestanti le responsabilità e sollevandone le forze dell'ordine, in ogni ordine e grado: i gradi superiori non sono stati nemmeno chiamati a rispondere, quelli intermedi sono stati assolti, quelli più bassi hanno riportato (neanche sempre) pene mitissime e si avviano verso la prescrizione. Eppure le immagini di quelle giornate le abbiamo ancora davanti agli occhi: le violenze di alcuni dimostranti sono state sempre contro le cose, i beni; quelle delle forze dell'ordine sempre contro le persone, spesso inermi, spesso innocue, spesso addirittura già nelle mani di chi avrebbe dovuto custodirli senza torcergli un capello. Avete ancora negli occhi le immagini dei poliziotti che massacrano i dimostranti della Rete Lilliput, quelli con le mani tinte di bianco in Piazza Manin? Ve li ricordate ammassati impauriti in un angolo della piazza? ve li ricordate pesti e sanguinanti sotto i manganelli della polizia? Un'altra sentenza emessa a Genova la settimana scorsa ha stabilito che quei dimostranti, aggrediti dalla polizia che intanto lasciava che i veri black block si allontanassero indisturbati, sono colpevoli di avere intralciato il buon lavoro delle forze dell'ordine. Il prossimo 20 ottobre ci sarà l'appello contro la sentenza di Bolzaneto e il 20 novembre quello per i fatti della Diaz. Se piove di quel che tuona, agli aguzzini e ai massacratori daranno un premio.