CONTRO GLI ARRESTI DI AVVOCATI IN TURCHIA

LTI contro gli arresti degli avvocati in Turchia
Liberare subito l’Avv. Taner Kilic

Desta grandissimo allarme la notizia dell’arresto di 23 colleghi in Turchia, accusati di far parte dell’organizzazione di Fetullah Gulem: accusa ormai adoperata dal governo turco per colpire e sbarazzarsi di ogni tipo di oppositori, o anche solo liberi pensatori non allineati con la politica del presidente Erdogan. Nei casi di questi arresti di massa l’accusa non si preoccupa neppure di indicare quali sarebbero gli elementi che sorreggerebbero l’ipotesi di chi indaga e così si rende impossibile ogni forma di difesa. Questa procedura trova le sue radici nello stato di emergenza che ormai si sta prorogando di tre mesi in tre mesi, da quel 15 luglio 2016 in cui vi fu il cosiddetto “tentato Golpe”. Sono ormai quasi 300 gli avvocati incarcerati. Accanto a loro stanno giudici, professori, giornalisti, lavoratori dei media, militari, impiegati e comuni cittadini: sono ormai più di 47.000 gli arrestati in questi mesi e più di 100.000 quelli che hanno perso il posto di lavoro e hanno visto i propri beni sequestrati.


    Di fronte a questi arresti in massa, i relativi processi non iniziano neppure e la detenzione si proroga. Del resto, per restare agli avvocati, debbono ancora concludersi i processi, iniziati spesso molti anni fa e mai conclusi, che vedono imputati decine di colleghi per il solo fatto di avere esercitato bene il loro mandato difensivo.
    Fra i colleghi arrestati in questi giorni vi è anche l’Avv. Taner Kilic    che era responsabile per la Turchia di Amnesty International e che è ben noto anche in Italia per avere contribuito alla liberazione del giornalista italiano Del Grande sequestrato ai confini della Siria. Il governo turco non si ferma certo, nel suo programma di “piazza pulita degli oppositori”, di fronte al ruolo internazionale connesso alla posizione in Amnesty. Anzi, secondo i suoi parametri, ciò costituisce probabilmente una aggravante. Infatti, tutte le organizzazioni che lottavano per i diritti umani sono state chiuse e disciolte ed i loro attivisti incarcerati.
    Il panorama delle violazioni di ogni diritto umano fondamentale in Turchia è ormai ai nostri occhi insostenibile. Anche altri paesi nel cuore dell’Europa (vedi la Francia) conoscono lo stato di emergenza, eppure non sembrano ricorrere in maniera così massiccia alla negazione dei diritti. E più il governo turco perde consensi (vedi l’esito del recente referendum costituzionale) più ricorre a questa repressione di massa.
 E’ l’ora che i governi occidentali smettano di farsi complici, col loro silenzio, di questa dissennata politica. LTI, pur piccola organizzazione ma tenacemente attaccata alla difesa dei diritti fondamentali, esprime la propria solidarietà ai colleghi turchi arrestati in questi mesi e si dichiara disposta a prendere parte ad ogni forma di protesta civile contro questi arresti e questa negazione della libertà.

Milano, 8/6/2017